Posts written by unsolosantino

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    altra chicca...1990/1991 penultima di campionato.

    www.youtube.com/watch?v=mVvDDIjVOPw

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    geniale....dal sito della voghe:

    Partiti, il Voghera in completo nero a bande grigie verticali con inserti dorati attaccherà da sinistra verso destra
    16' GOL DEL ST. GEORGEN: il solito Orbrist progredisce lungo la fascia di competenza, entra in area dalla destra e con un preciso diagonale trafigge Gava sul secondo palo
    18' Il St. Georgen tenta anche di realizzare il pareggio, una punizione di Buonocunto dalla sinistra viene deviata involontariamente nella propria porta da Holzner, il portiere sventa il pericolo in presa
    35' GOL ANNULLATO AL VOGHERA. Azione prolungata dei rossoneri orchestrata da Alessandro, si alternano al tiro Magnoni, lo stesso Alessandro e Catenacci, quest'ultimo troverebbe il pareggio ma lil guardialinee alza la bandierina
    Il Voghera sembra aver preso il comando delle operazioni
    39' Fischiato un fuorigioco molto dubbio a Zirilli, l'ex Derthona era praticamente da solo davanti al portiere trentino con Alessandro liberissimo in mezzo all'area
    Voghera decisamente aggressivo in questo inizio di ripresa, si scalda anche il pubblico
    7' Atterrato Zirilli in area, tutto regolare per l'arbitro
    10' Nuovo atterramento al limite dell'area nei confronti di Alessandro, ancora una volta l'arbitro lascia correre
    14' Incredibile, annullato un gol a Zirlli per un fallo inesistente nei confronti di Brugger che si lascia cadere a peso morto al minimo contatto col bomber rossonero
    24' Coccu strattonato in area, tanto per cambiare tutto regolare
    43' Ancora una volta Zirilli atterrato in area in maniera più che evidente, purtroppo l'arbitro non ci vede
    49' Finita, Voghera 0 St. Georgen 1
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    ma la PP cos'ha scritto? "belli ma sfortunati" oppure "voghera-arbitro-0-1" ?
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    Un ragazzo di 20 anni di Varzi, in provincia di Pavia, è ricoverato in prognosi riservata al Policlinico San Matteo di Pavia dopo essere rimasto coinvolto in un contrasto durante una partita di calcio. Il dramma nei minuti finali della partita Varzi-Gropello del campionato di prima categoria. Stefano Foppiani, 20 anni, studente universitario, calciatore del Varzi, è caduto pesantemente a terra, battendo la testa, dopo un contrasto con un avversario. Il giovane ha subito perso conoscenza. I suoi compagni di squadra si sono immediatamente resi conto della gravità dell'accaduto e hanno lanciato l'allarme.

    Il ventenne è stato trasportato in elicottero al Policlinico San Matteo di Pavia dove è stato sottoposto alla Tac e ad altri accertamenti diagnostici. I medici hanno indotto il coma farmacologico per poter svolgere gli esami ed effettuare le prime terapie. La prognosi è riservata, le condizioni del ragazzo sono ritenute gravi, ma non disperate..

    http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/0...13/?ref=HREC2-3
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    Oggi l'armata imbattibile ha perso in casa contro l'ultima in classifica.
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    faccio presente che a pavia possono entrare tutti gli striscioni, sia quelli autorizzati che quelli non autorizzati.
    così mi ha detto il carabiniere domenica.
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    falliti!!!!
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    Petisso, quello che io contesto è il continuo lamentarsi.
    Non solo il Napoli, beninteso: vari dossier sono stati presentati nel tempo da Juve, Milan, Inter, Palermo...etc...etc...
    Ormai non passa domenica senza che ci si debba fare il sangue amaro perchè si crede che un arbitro agisca sempre in malafede.

    In realtà, quel che emerge è che le partite sono spesso vendute da società e giocatori piuttosto che dagli arbitri. Ecco perchè credo che gli errori arbitrali siano una parte marginale e poco significativa dei mali del calcio.



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    CITAZIONE (maxzuppa @ 14/8/2012, 10:26) 
    Ebagua... Lasciali lì a marcire nella loro ignoranza, vattene! Che schifo, che bestie!!

    Max, non hai capito il problema.
    La colpa è di Ebagua che ha risposto male, non che a Varese esiste un gruppo di fascistelli che intonano canzoni del ventennio o che lanciano cori razzisti.
    Fanno bene a multare il giocatore. Così la prossima volta ci penserà bene prima di nascere con la pelle scura...!
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    Nulla di nuovo sotto il sole...


    Bomber nigeriano Gli ultrà del Varese lasciano lo stadio


    VARESE - Mai abituarsi ai paradossi e alle isterie del calcio italico, accade sempre qualcosa capace di aggiornare la galleria degli orrori. E così, mentre a Londra la fiaccola olimpica mandava i suoi ultimi bagliori, allo stadio «Franco Ossola» di Varese andava in scena una commedia dell'assurdo in cui il centravanti della squadra di casa - fin lì ricoperto di insulti a sfondo razziale - segnava un gol e gli ultrà della Curva anziché esultare abbandonavano lo stadio per protesta. Dulcis in fundo, la società dopo la partita diramava un asciutto comunicato in cui sosteneva che il giocatore domandava scusa ai tifosi.


    In ballo c'era niente più e niente meno che il secondo turno di Coppa Italia, in cui il Varese (serie B) si è trovato di fronte i dilettanti bergamaschi del Pontisola, che erano riusciti pure a passare in vantaggio. E allora perché tanto accalorarsi? Il fatto è che in campo con la maglia biancorossa dei padroni di casa c'era Giulio Osarimen Ebagua, attaccante nigeriano in Italia da quando è bambino, fisico e carattere esuberanti. Giulio non è giocatore che rispetta il «codice d'onore» dei curvaioli: non bacia la maglia, non fa giuramenti, non fa mistero di voler puntare al grande palcoscenico del calcio. Dopo due stagioni trionfali a Varese, l'anno scorso si è giocato la chance al Torino; è andata male ed è tornato coi biancorossi.


    È stata la sua condanna. Al fischio d'inizio domenica sera - prima partita ufficiale della stagione - la Curva Nord ha cominciato a fischiarlo, insultarlo, a innalzare i ben noti «buuu!». «Il razzismo non c'entra l'abbiamo fatto perché Ebagua ha mancato di rispetto alla città» scriveranno poi gli ultrà nei loro forum. Sarà, ma guarda caso gli insulti sempre lì andavano a mirare, al colore della pelle, all'Africa. Tanto che anche la società ha già ammesso che il Varese verrà multato dalla Federcalcio per i cori razzisti della tifoseria.
    Si arriva di questo passo al minuto 28 della ripresa quando - con il Varese sotto di un gol - Giulio Ebagua spedisce in rete la palla del pareggio. Incurante di ogni diplomazia il giocatore corre sotto la Curva che lo sta svillaneggiando, si porta l'indice alla bocca, urla parole irriferibili, alza anche il dito medio finché un compagno lo porta via di peso. Dagli spalti ripiegano gli striscioni e abbandonano la scena. Gli altri settori del «Franco Ossola», per la verità, intonano cori a favore del giocatore. Mica è finita però, perché a partita conclusa (vittoria 2 a 1 del Varese), gli ultrà assediano gli spogliatoi, pretendendo un «chiarimento» e il pullman della squadra deve allontanarsi protetto dalla polizia.


    Poco dopo la società diffonde una dichiarazione: «Il giocatore chiede scusa alla tifoseria per il suo gesto». Sembrava la firma sull'atto di divorzio tra Ebagua e Varese ma ieri il presidente Antonio Rosati, con un nuovo comunicato ha corretto il tiro: «Il gesto di Ebagua è da condannare e nelle opportune sedi prenderemo i giusti provvedimenti, ma mi sento di sostenere che il ragazzo ha reagito a cori ripetuti e discriminanti per lui e per la sua razza».
    Resta da capire quale sarà il prosieguo del rapporto tra l'atleta e il club. La Curva pretende un «chiarimento»; è una fetta minoritaria del tifo biancorosso. Ma è quella in grado di farsi valere di più.
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    http://www.laprovinciadilecco.it/stories/S...fosi_criminali/

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    Non ho visto Juve-Napoli e ho ormai (e per fortuna) poco dimestichezza con lo pseudo-calcio che si gioca in serie A.

    In compenso ho visto a Pavia arbitri ben peggiori ed errori ancora più gravi. Certamente mi sono lamentato, ho urlato all'arbitro quel che pensavo. Ho avuto allenatori che spesso (Torresani, Roselli...) hanno ridimensionato gli errori degli arbitri e mai una volta hanno voluto trovarci giustificazioni alle nostre sconfitte.
    Ho avuto dirigenze (Calisti e ora Zanchi) che non hanno quasi mai fatto polemica, se non a caldo e molto raramente.

    La domenica sera era già tutto dimenticato o quasi, perchè c'era già da pensare alla prossima partita: dove comprare i biglietti, dove andare a mangiare, gli avversari da beccare, gli amici con cui andare.

    I furti subiti li ricordo più con piacere che con rabbia: spesso sono stati il sale per vivere la partita con più adrenalina (Pavia-Piacenza, Padova-Pavia), e ancora più spesso li associo a partite combattute, a battaglie vissute in prima persona.

    Per me questo è il calcio.
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    Tifo dunque sono

    http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/...0/?ref=HREC1-12


    Ho quasi cinquant'anni, sono un impiegato pubblico. Vivo e lavoro a Padova. Mi chiamo Ludovico, ma, a parte il nome, non so più chi sono. Come definirmi. Il Lavoro? Meglio fingere indifferenza. Dipendente pubblico è sinonimo di "Fannullone". L'unica etichetta che rischio di portarmi dietro. Appiccicata da Brunetta. Che, a quel che ricordo, quando lavorava, faceva il professore universitario. Proprio qui: a Padova. Dunque, era anche lui un dipendente pubblico. Il lavoro, però, non è più un marchio indelebile. Non dà identità. In parte perché oggi è una merce scarsa. In parte perché è diventato fluido. Incerto, frammentato, instabile.

    D'altronde, oltre metà delle persone si pensa "in fondo" alla scala sociale. Le posizioni e le gerarchie sono, dunque, più confuse di un tempo. In questa società "liquida", (dis) orientata da un lavoro "liquido", per usare il linguaggio di Bauman. Sociologo trendy, capace di liquefare ogni cosa intorno a noi. Non senza ragione. Perché anch'io mi sento abbastanza anonimo. Senza nome. Senza luogo. Senza bandiera. Senza un "noi" in cui trovare rifugio. A cui ancorarsi. La Politica? Sicuramente no. Si è perduta e ha perduto anche me. Che ero di sinistra e riformista. Un laburista, avrei detto fino a qualche anno fa. Ma oggi come si fa a definirsi laburisti se il lavoro si è liquefatto? E poi, sinistra riformista... Ma che vuol dire? Se penso che la maggioranza di governo tiene insieme PD, PdL e UdC, mi dico, ma che vuol dire Sinistra riformista? Perché c'è bisogno di un avversario, se non di un nemico, per sentirsi "parte". In politica. Ma se i berlusconiani sono dalla "mia" parte, se il governo è Tecnico, senza bandiera e senza fede, se non quella del Bilancio e del Mercato, allora non c'è più religione. D'altronde, anche la Religione... Sono tutti cattolici, siamo tutti cattolici. Io stesso lo sono. Almeno, se me lo chiedono, affermo (ammetto?) di esserlo. Ma in Chiesa non ci vado quasi mai. Al massimo a Pasqua e Natale. O quando si sposa una persona che conosco... (Anche se ormai non si sposa quasi più nessuno.) Così, dirsi cattolici, non costa molto. Ma non aiuta a "situarsi". A darsi un posto nel "nostro" mondo. A distinguersi dagli altri. E al tempo stesso a dire "da che parte" e "con chi" stai.

    L'Età. Neanche quella contribuisce. Perché oggi sono, siamo tutti giovani. Ieri ho incontrato un "vecchio" amico. Qualche anno appena meno di me. Gli ho chiesto cosa facesse. Mi ha detto che è manager di una piccola impresa. E ha aggiunto che presiede il Comitato Regionale dei Giovani della sua Associazione di categoria. Con orgoglio evidente. Motivato non so se dal ruolo - Presidente - o dal settore, quindi dalla definizione sociale: Giovane. A più di quarant'anni. Perché nel nostro tempo e nella nostra società sono tutti giovani e non invecchiano mai. Fino a quando non vengono affidati a una badante. Oppure muoiono.

    La Geografia? Come può darti un'identità? L'hanno praticamente abolita dagli insegnamenti: nella scuola dell'obbligo e in quella superiore. Per cui nessuno sa più neppure dove abita. Berlino, Dublino e Toblino. È lo stesso. Se devi muoverti, andare da qualche parte, c'è il GPS, il Satellitare. In auto, negli smartphone. Ti guida lui. Non c'è bisogno di sapere dove sei. Non è importante. Basta ascoltare le indicazioni scandite da una voce metallica. Così il luogo non serve a darti una "posizione". Una direzione. Un senso. Io, che abito a Padova, me ne rendo conto. Appena qualche anno fa avevo solo l'imbarazzo della scelta. Potevo dirmi: Veneto, Nordestino, Nordista. Ma anche Italiano. Senza contraddizione. In opposizione a "quelli che" si dicono Veneti, Nordisti, Padani "o" Italiani". In alternativa. In opposizione anche a "quelli che" si dichiarano Europei oppure Cittadini del Mondo. Ma oggi la globalizzazione e la crisi finanziaria hanno vanificato o comunque ridotto il potere "distintivo" di queste etichette. Perché Nordisti e Nordestini sono, comunque, a Sud della BCE, del FMI, della Germania e del Marco. Quanto ai Padani, in questi tempi, se ne vedono pochi in giro. Mentre è difficile invocare la "patria europea". E non esiste ancora un passaporto che permetta ai Cosmopoliti di passare alle frontiere.

    Per cui, fuori della mia cerchia stretta di amici e conoscenti, io non so chi sono, né come mi chiamo.
    D'altronde, se mi guardo intorno, se guardo i media, vedo solo e sempre Monti. Emblema del nostro tempo. Un uomo che è difficile definire: dal punto di vista politico, geopolitico, religioso, dell'età. È un uomo senza etichette. Distaccato. Distante. Algido. Sicuramente, non mi ci riconosco. Ma neppure lo osteggio apertamente, come invece facevo con Berlusconi.

    In quest'epoca senza passione, a risvegliare la mia passione resta solo il calcio. Perché, come metà degli italiani, sono un tifoso. Anche se, salvo rare eccezioni, coltivo la mia "fede" davanti alla tivù, invece che negli stadi. Ma non mi perdo un rito. Una partita. Di campionato o di Coppa. Io sono juventino. Come dice il mio amico Eddy: anzitutto bianconero. Unica identità non negoziabile. Gli scandali di ieri e di oggi, le scommesse e ancor più "calciopoli": non hanno raffreddato la mia passione. Anzi: l'hanno accesa e la accendono di più. Meglio lo scandalo dell'indifferenza. Noi contro tutti. Ogni scudetto in meno, ogni squalificato in più: alimentano il mio senso di appartenenza.

    Così resto in attesa. Perché -quando i campionati tacciono e parlano solo i Mercati - oppure, quest'anno, le Commissioni d'inchiesta - io mi sento perduto. (Le Olimpiadi sono solo un "placebo".) Senza calcio, mi scopro senza nome, senza volto e senza bandiera. Senza parole. E mi nascondo nell'ombra. (In questa stagione torrida e afosa, è un sollievo.) Consapevole che l'attesa sarà breve. Poche settimane ancora e la mia vita (pubblica) ricomincerà. Insieme al campionato. Ritroverò me stesso. Il mio volto, il mio nome, la mia bandiera. Gli amici e i nemici di sempre.
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