La nostra zuppa

per chi non la conosce bene..mi sembrava il posto piu adatto dove postarlo...

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  1. SKONVOLTO85
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    Ecco qua un link ke mi sembrava opportuno segnalare, se ne parla tanto e magari non tutti la conoscono (eccetto gli zuppaioli eh...!)

    http://it.wikipedia.org/wiki/Zuppa_alla_pavese
     
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  2. alma ticinensis
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    Si, conoscevamo già, ma grazie per averla riproposta. D'altronde è un piatto da RE!!!! :lol:
     
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  3. philosophe
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    DRITTO & ROVESCIO

    Non è la solita zuppa. C’è l’Expo




    GIORGIO BOATTI

    Non solo tra i nostri concittadini ma anche tra i pubblici amministratori del Pavese, della Lomellina e dell’Oltrepo, saranno in molti a considerare un atto dovuto, e formale, il protocollo d’intesa siglato in questi giorni dal presidente della Provincia di Pavia Vittorio Poma con i vertici di Expo 2015.
    In realtà sbagliano. Non si rendono conto di come questa intesa, che fa di Pavia la terza provincia lombarda a stringere delle regole d’ingaggio sull’Expo 2015, definisca l’architettura indispensabile per condurre un vero gioco di squadra in vista della scadenza che bussa alle porte. Adesso - focalizzato il ruolo di coordinamento dell’Amministrazione Provinciale - si apre il coinvolgimento effettivo di tutti i soggetti interessati al tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» che farà da cardine ad un palinsesto di iniziative dove la competizione e il confronto non faranno sconti a nessuno.
    Dunque ben venga, sin d’ora, la messa a fuoco di alcune connotazioni fondamentali alle quali la Provincia vuole attenersi, confidando che lo stare sul tema - l’alimentazione - impedisca l’assalto non solo dei cementificatori ma anche di chi vorrebbe «farcire» le proposte per l’Expo di tutto e di più. Non che si debbano ignorare gli asset artistici e monumentali, spirituali e culturali, ambientali e turistici di questa provincia. Però - e su questo si spera che il coordinamento abbia le idee chiare - il tutto va scorto dall’angolazione tematica dell’Expo, quel nutrire e quell’alimentare su cui la provincia di Pavia ha carte di rilievo da giocare.
    Al primo posto il riso, naturalmente. Non solo per la posizione produttiva che Pavia e i suoi territori detengono in Italia e in Europa ma, anche, per la narrazione storica che può essere dispiegata. Partendo ovviamente da quel 1475 in cui Gian Galeazzo Sforza inviava al suo collega di Ferrara un sacco di riso prodotto in Lomellina, avvertendolo che, usato come semente, si sarebbe moltiplicato per dodici. E quelli erano tempi in cui, quando andava bene, il frumento - allora coltivazione incontrastata - rendeva tre volte il seminato.
    Ma, oltre a questo obbligato cavallo di battaglia, sarà tutta la filiera alimentare ed enologica dei nostri territori a dover essere rivisitata in vista di una narrazione espositiva, di una disponibilità a dovere farsi conoscere e a dialogare con un pubblico di visitatori che, sollecitato da mille stimoli, premierà l’autenticità. Soprattutto se radicata alla concretezza dei luoghi, alla forza delle tradizioni.
    Non vincerà chi urlerà di più e punterà sull’inusuale, sull’esotico, sull’artificioso. Prevarrà - sul pubblico maturo - chi sarà capace, anche attraverso i sapori dei propri cibi, di essere se stesso, di non camuffarsi per quello che non è. Dunque, visto che che stiamo parlando di Pavia, ci si farà conoscere se si avrà coraggio di andare contro corrente. Sino a far davvero propria perfino la connotazione di quella zuppa che porta il nostro nome nel mondo e che pochi, oggi come oggi, sarebbero disposti a sventolare come un vessillo.
    E invece anche questa sfida dovrebbe essere affrontata: mobilitando ironia, intelligenza, conoscenze, per dimostrare che la zuppa alla pavese «non è la solita zuppa». Al contrario: è una saporosa bandiera gastronomica. E per tre precisi motivi. Primo: scaturisce da una grande narrazione storica quale la battaglia di Pavia. Secondo: sorge su quattro cardini dell’alimentazione quali il brodo, il pane, le uova e il formaggio. Terzo: attinge all’etica delle generazioni passate, abituate all’impiego virtuoso di quanto è sottomano, rifiutando sprechi.
    Solo che, anche su questo fronte, non si può aspettare l’Expo. Bisognerebbe cominciare subito. Magari con una rassegna imperniata proprio sulla provocante asserzione «Pavia. Non è la solita zuppa». Per capire il perchè, basta sfogliare il bellissimo libro di Corrado Barberis, Mangitalia, la storia d’Italia servita in tavola, appena pubblicato da Donzelli. Città per città, regione per regione, uno studioso dell’alimentazione del calibro di Barberis ragguaglia con gusto e intelligenza sulle eccellenze culinarie del Bel Paese. Tanto per soffermarsi sui nostri vicini c’è Milano con la sua cotoletta impanata e Lodi con la denuncia del «genocidio gastronomico» del suo formaggio «granone», che faceva concorrenza al «parmigiano». C’è, per quanto ci riguarda, il riso della Lomellina e i risotti che ne derivano e il salame d’oca di Mortara. Ci sono contigui i cotechini dei cremonesi (con mostarda annessa ovviamente) e il «pollastrino alla Marengo» dei nostri vicini alessandrini.
    E Pavia? E la zuppa alla pavese? Nulla. Cassata da Barberis. Come fosse, appunto, la «solita zuppa». Cosa che invece non è. Sarebbe tempo di spiegarlo - anche in vista dell’Expo - con qualche iniziativa che restituisse Pavia alla sua zuppa e alla Zuppa la sua Storia. Ovvero 1525, battaglia di Pavia. Francesco Iº re di Francia prigioniero che si rimette in piedi proprio con questa benedetta zuppa alla pavese. Vale a dire: brodo, pane, uova e formaggio. Quattro ingredienti ma, se ci pensate bene, un quartetto di alimenti «fondamentali», che spiegano chi siamo e cosa sappia produrre questo territorio.
    Ma tutto, ovviamente, è possibile se si comincia ora. L’Expo del 2015 è già cominciata. Peccato che molti, troppi, non se ne siano ancora accorti.
     
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    Come non quotare tutto l'articolo.

    Ricordo anche che il formaggio è elemento imprescindibile della cucina pavese e che il risotto alla parmigiana un tempo era detto "alla pavese".
    Per approfondire questi argomenti, esiste un volume meraviglioso, intitolato "Gastronomia Pavese", della Giardini editore, pubblicato nel 1965 e di non comune reperibilità.
     
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    CITAZIONE (philosophe @ 11/4/2010, 10:08)
    ci si farà conoscere se si avrà coraggio di andare contro corrente. Sino a far davvero propria perfino la connotazione di quella zuppa che porta il nostro nome nel mondo e che pochi, oggi come oggi, sarebbero disposti a sventolare come un vessillo

    noi lo facciamo sventolare come uno striscione :P
     
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    a proposito....c'è anche una ricetta spagnola che prende il nome dalla battaglia..

    http://recetasderechupete.hola.com/soldadi...-bacalao/13508/
     
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  7. alma ticinensis
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    CITAZIONE (unsolosantino @ 11/2/2016, 13:58) 
    a proposito....c'è anche una ricetta spagnola che prende il nome dalla battaglia..

    http://recetasderechupete.hola.com/soldadi...-bacalao/13508/

    Vedremo di provarla muy pronto!! ;)
     
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    ma si fa col baccalà di fiume? :P
     
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