Il fallimento della Necchi

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    I San Bernardo boys
    di Irene Campari

    Da Lodi a Pavia. Ambrogio Marazzina e Giampiero Fiorani pregavano nella stessa parrochia di San Bernardo a Lodi. Sul giornalino parrochiale Marazzina si faceva pubblicità personale: “Ambrogio Marazzina, Casaletto Lodigiano, Fraz. Mairano, Via S. Angelo Lodigiano 15”. E nulla più. Sulla stessa pagina il parroco richiamava i fedeli a dispensare speranza. Era il 2002. Marazzina e le sue società erano nel pieno degli affari con la Banca popolare di Lodi presieduta da Gianpiero Fiorani. Ora si sa che invece di dispensare speranze Fiorani dispensava crediti milionari a società di comodo e di amici, apriva e chiudeva società immobiliari e speculative, e aveva già dispensato tristezza ai lavoratori della Necchi di Pavia. Ambrogio Marazzina è a capo della holding omonima. Da sempre in affari con la Banca popolare di Lodi e sodale di Fiorani, è stato nell’autunno scorso indagato per essere titolare della società Ligurcelle srl a capo di una speculazione immobiliare per la costruzione di box vicino al sottopassso ferroviario a Celle Ligure. Socio di fatto della Ligurcelle sarebbe stato lo stesso Fiorani. Quest’inchiesta è seguita a quelle maggiori relative alla scalata all’Antonveneta da parte della Banca di Lodi. Le vicende della Popolare di Lodi e di Fiorani incrociano dolorosamente anche la recente storia di Pavia. In particolare la vicenda del fallimento dell’ex Necchi e la bancarotta di Giampiero Beccaria.

    Giampiero Fiorani, presidente di Bpl, è finito dentro per la scalata all’Antonveneta avvenuta nel 2005 con la benedizione dell’allora governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Gli inquirenti hanno scoperto a poco a poco che scalavano con cordate e concertazioni segrete e illegali, non dichiarate, come invece dovrebbe essere per le acquisizioni superiori al 30% delle azioni di una società quotata. I devotissimi non volevano nemmeno lanciare un’offerta pubblica di acquisto, tanto erano sporchi i loro soldi e i loro metodi. La scalata all’Antoveneta (ora Abn Amro) era avvenuta tramite rastrellamenti di azioni da parte di società fiduciarie estere riconducibili anche a Stefano Ricucci (la Garlsson, per esempio) o a Ignazio Caltagirone (la Maryland Group) fratello di Francesco. Fiorani usa tutto e tutti coloro i quali si lasciano usare per arricchirsi facilmente tramite passaggi di pacchetti di azioni che solo per il fatto di passare di mano aumentano di valore e generano plusvalenze. Coinvolti nella scalata erano immobiliaristi, banchieri e i disposti a tutto: Danilo Coppola (a cui Zunino venderà le proprie quote di Ipi) e l’8° uomo più ricco d’Italia, Emilio Gnutti, bresciano presidente della holding Hopa in cui siedevano sia Giovanni Consorte (Presidente Unipol) che Fiorani, sia la finanziaria della Unipol (Finsoe) che Ubaldo Livolsi uomo di fiducia di Silvio Berlusconi. Nella parallela scalata Unipol a Bnl, unita a doppia elica con la scalata Antonveneta, i personaggi sono gli stessi, e tutti dentro Hopa, la società di Gnutti. Ma altri sono rimasti nell’ombra, come Giuseppe Statuto (immobiliarista proprietario della Michele Amari holding), Vito Bonsignore (parlamentare Udc, imprenditore, ecc), Domenico Bonifaci (romano e proprietario de “Il Tempo”), Fabrizio Palenzona (già nel cda di Mediobanca e presidente della provincia di Alessandria per la Margherita, vicepresidente di Unicredito). Indagato c’è anche Luigi Zunino; e Giampiero Beccaria.

    Nel 2003 la Necchi chiude definitivamente i battenti. Gli operai erano già in cassa integrazione. Cercavano di trovare un senso al loro destino di fronte ad una vicenda, quale la chiusura della fabbrica, che di senso apparentemente non ne aveva. Anche gli attuali amministratori, quando citano le aree dismesse parlano di “naturale declino dell’industria”, quasi che fosse ineluttabile la chiusura della Necchi. Era ineluttabile se si considera quali fossero i proprietari che l’hanno portata al fallimento. Giampiero Beccaria, nessuno lo ha mai considerato un’aquila come dirigente d’azienda. Ma probabilmente il suo ruolo non doveva essere tanto questo quanto quello di traghettare la Necchi spa e l’area Necchi verso altri tipi di profitti, quelli derivanti non dalla new economy, leggera e tecnologicamente avanzata, ma quella pesante e sempreverde del mattone. Con l'aggiunta delle merci come riempitivo molto lucroso. E’ stato, Beccaria, oltre che proprietario della Necchi anche sottosegretario all’Industria nel primo governo Belusconi.
    Nel 2000 l’assetto societario della Necchi spa era costituito da Finabe srl (finanziaria della famiglia Beccaria), la Solofid (Società Lombardia fiduciaria) allora del Credito Agrario Bresciano poi del Gruppo Banca Lombarda e Piemontese, o “Lombardona” (di Giovanni Bazoli), e ora è al 100% tra gli asset di UBI Banca, la stessa che ha inglobato la Bre; da Azimut Sgr, società di gestione del risparmio della Banca popolare di Lodi, Ras Sgr, i Biondelli e la Sedafin con il 4%. Durante le indagini per Antonveneta, si scopre che Fiorani, tramite Beccaria, si era fatto versare nel '97 una tangente di 1,5 miliardi di lire, di cui si è scoperta la destinazione e il deposito. Ma altri 3,2 miliardi erano nel 2005 ancora su di un conto estero. La Banca di Lodi aveva finanziato la Necchi spa con 250 miliardi di lire. Beccaria è risultato anche colui che ha coperto un passaggio di azioni a Fiorani tramite una società svizzera. Nel 2005 la popolare di Lodi presenta un documento di Opa volontaria sulla Necchi Spa, con obbligazioni emesse nell’ambito del “prestito obbligazionario Necchi 1999-2005”. Le obbligazioni offerte da Bpl per la società Necchi spa sono acquiste dalla Rocco Bormioli di Parma di cui è azionista Efibanca, la banca d’affari del gruppo di Fiorani. Fino alla primavera 2007, Efibanca aveva quote di Igli, la finanziaria che controlla Impregilo; le quote sono state poi comprate dal Gruppo Ligresti. Nel cda di Efibanca c’era Giuseppe Garofano, proprietario di Alerion e di Reno de' Medici, società immobiliare a cui fa capo parte degli ex Magazzini Cariplo di Pavia (ora Bsl) e del "Logistic park" di Castel San Giovanni. Garofano è uomo di Luigi Zunino e vicinissimo all'Opus dei. Nel 2005 tra i membri del comitato di gestione di Efibanca c’era Roberto Colaninno. Efibanca partecipa anche in Ili, società di lavori autostradali, di cui presidente è Giovanni Berneschi, presidente anche della Banca Carige Spa-Cassa di Risparmio di Genova e Imperia. Molte delle società riconducibili alla Bpl sono ancora, dopo l'uscita di Fiorani, nei bilanci della banca. Come il fondo Momentun che tra il 2001-2002 insieme al Gruppo Gavio (concessionario di quasi tutte le autostrade del nord-ovest e Tirreno) era stato protagonista di giri imprendibili di partecipazioni intorno alla Salt, società Gavio di gestione dell’autostrada ligure-toscana. In molti si stanno ancora chiedendo perchè nessuno abbia voluto allora salvare la Necchi.

    Quando si insedia nel 2005 il nuovo cda di Bpl, tra i fondi della banca c’è anche Matwik, che vale circa 100 milioni di euro, di cui nessuno riesce a stabilirne la provenienza. Sul Corriere della Sera, Mario Gerevini parla di “roba” strana, titoli difficilmente piazzabili e dalla provenienza oscura. Se lo devono essere chiesti anche i 16 componenti del rinnovato consiglio di amministrazione della Banca popolare di Lodi, dove siede Roberto Schmid, ex rettore dell’Università di Pavia, direttore dello Iuss e presidente del Comitato scientifico dell’Expo2015 di Milano. O qualche domanda magari se la sarà posta anche Massimo Mustarelli, tesoriere della ex Margherita pavese, che siede tra i sindaci revisori di Bpl e in altri 69 consigli di amministrazione.

    Dalle indagini di Clementina Forleo risulta un numero esorbitante di immobiliari che fanno capo a Fiorani, tra queste c’è la Frontemare e la Marinai d´Italia. La prima ha sede ad Alassio nello studio del commercialista Gabriele Aicardi, coordinatore di Forza Italia, e tra i suoi progetti ci sono palazzi e box da costruire in una grande area di terreni acquistati a Ceriale e resi edificabili dal nuovo piano urbanistico. Ne sono titolari Maria Gloria Quartieri, Ambrogio Marazzina, la Nazionale Fiduciaria (di Hopa di Gnutti), e poi Marino Ferrari (indagato) intestatario di beni che per gli investigatori sarebbero riconducibili a Fiorani. La Immobiliare Marinai d´Italia, invece, controllata attraverso una società offshore, possiede a sua volta la Perca srl, che ha avviato progetti immobiliari anche alle porte di Lodi. Nei suoi interrogatori Fiorani ha parlato anche del Gruppo Marazzina, suo socio per le operazioni immobiliari in Liguria, coinvolto a Imperia nella riconversione edilizia dell’ex Italcementi. Si tratta delle società Arcene Immobili, Arcene Infra, Frontemare, Pmg (proprietaria anche della Cetem di Lodi, fatta fallire sette anni fa per fare speculazioni immobiliari, e dell’Aura di Nervi), Sial srl (proprietaria dell’area di San Martino in Strada destinata al futuro scalo merci ferroviario). Sono tutte società queste, salvo l’ultima, gestite dal gruppo Marazzina, che di società ne conta circa 30. La Pmg, partecipata da Marazzina e da Unione Fiduciaria (Bpi), è stata indagata da Clementina Forleo. Si sospetta che sia al centro di speculazioni immobiliari con al centro aree dismesse da riconvertire a centri commerciali e residenze e di facile acquisizione. Ricorda vagamente l’area ex Necchi. Nel 2004 la Pmg dichiarava un capitale di 700.000 euro avendo ottenuto prestiti dalla Bpl per 14 milioni senza richiesta di garanzie. Tutto ciò lo scriveva “Il sole 24ore” nel febbraio 2006. Chi glielo racconta a coloro che chiedono un mutuo per comprarsi un bilocale e ai quali viene chiesta in pegno la vita intera?

    Di Ambrogio Marazzina è metà dell’area dismessa ex Necchi. Curioso che il Gruppo Marazzina sia proprietario dei suoli ex Necchi dati i suoi stretti legami con Giampiero Fiorani e la Banca di Lodi con la quale era in affari Giampiero Beccaria. Per l’area ex Necchi c’è un piano della proprietà Marazzina che prevede edilizia residenziale e un centro commerciale. (Il Piano della proprietà dell’area ex Necchi è del 2005, lo stesso anno nel quale la Bpl, in gennaio, lanciava l’opa sul prestito obbligazionario della Necchi spa). E’ stato presentato all’amministrazione Albergati e l’allora assessore all’urbanistica Cesare Bozano non lo ha accettato. I Ds, il partito di Bozano, dopo le elezioni del 2005 non lo hanno più voluto in Giunta, lasciandolo per un po' isolato a Vigevano. Il Piano regolatore generale votato nel 2003 prevede all'ex Necchi insediamenti industriali. Sarebbe quindi necessaria una variante colossale al Prg per soddisfare i Marazzina. Meglio attendere il nuovo Piano di governo del territorio? Ci stanno infatti riprovando con un'amministrazione che non lesina varianti e licenze edilizie, e quando il Gruppo Marazzina è già ben strutturato in città. Ha infatti insediato al Bivio Vela nel settembre 2006 il quartier generale per la logistica integrata (LdL, Logistica distribuzione Lombardia). 33000+56000 mq di capannoni nuovi di zecca, da dove si gestiscono le attività di tutti gli altri magazzini. Viene definito dal Gruppo: ”Il nuovo modello di riferimento per i futuri poli logistici”. L’amministrazione non ha mai indicato il Bivio Vela come “polo logistico”, ma luogo di insediamento di attività produttive. Possedendo i Marazzina (fratelli Ambrogio e Giampaolo) già il terreno alla ex Necchi, verrebbe da chiedersi perchè procurarsene altro al Bivio Vela. E perchè proprio a Pavia e non a Lodi. E' però in parte comprensibile: il Bivio Vela è diventato appetibile, come la rendita fondiaria destinata ad aumentare in ragione della costruzione dell’autostrada Broni-Mortara, voluta, lo ricordiamo, da Infrastrutture Lombarde (Regione Lombardia) e dal Gruppo Gavio. Il centro commerciale programmato all’ex Necchi diventa così il corollario complementare del sistema logistiche-autostrade-grande distribuzione organizzata sul quale hanno strutturato lo "sviluppo" di Pavia. Anche il Gruppo Marazzina si era già attrezzato di conseguenza. In vista anche dell'Expo2015.

    Al numero civico 15 di Via sant’Angelo Lodigiano di Casaletto Lodigiano ove ha sede una parte delle holding del Gruppo Marazzina, si trova anche la Bo.re.bo Inv. Immobiliare srl. Socia della Pmg, la Bo.re.bo aveva tempo fa sede in via San Francesco 10 a Lodi dove aveva anche ufficio Aldino Quartieri commercialista di fiducia di Giampiero Fiorani e anch’egli pluriindagato. Poi la Bo.re.bo, di Giampaolo Bruschieri, responsabile per la Logistica del Gruppo Marazzina, ha traslocato direttamente a casa di Ambrogio Marazzina, all’indirizzo benedetto da San Bernardo.

    Irene Campari
     
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  2. ancorafuser
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    ... quindi, Clementina Forleo :bye: :bye: :bye:
     
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    Rosellandia

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    CITAZIONE (fisarmonicadistradella @ 9/4/2008, 18:31)
    Per l’area ex Necchi c’è un piano della proprietà Marazzina che prevede edilizia residenziale e un centro commerciale.

    Ma non si può invece pensare ad un centro sportivo serio, visto che via Acerbi è maledetta e a Pavia per lo sport non si fa mai nulla?
    Non si può pensare ad un museo della Necchi e di tutte quelle aziende che a Pavia non ci sono più (Snia, Fivre....)

    Comunque se passa veramente l'idea di un altro inutile centro commerciale è la volta buona di far nascere un'associazione in difesa del territorio comunale pavese.
     
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  4. expavesotto
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    il gruppo Marazzina è quello che ha costruito anche la logistica nella zona della riso Scotti
     
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  5. ancorafuser
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    CITAZIONE (unsolosantino @ 9/4/2008, 19:07)
    Comunque se passa veramente l'idea di un altro inutile centro commerciale è la volta buona di far nascere un'associazione in difesa del territorio comunale pavese.

    Straquoto!
     
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  6. fiò_dla_nebia
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    dopo il bagno della carrefour non credo vogliano fare altri ambaradan commerciali , + facile edilizia, almeno da quanto mi dice un mio amico arch.
     
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    Sa anche a me... Si diceva addirittura che volevano portare lì il Tribunale
     
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  8. SOLOPAVIA
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    CITAZIONE (unsolosantino @ 9/4/2008, 19:07)
    CITAZIONE (fisarmonicadistradella @ 9/4/2008, 18:31)
    Per l’area ex Necchi c’è un piano della proprietà Marazzina che prevede edilizia residenziale e un centro commerciale.

    Ma non si può invece pensare ad un centro sportivo serio, visto che via Acerbi è maledetta e a Pavia per lo sport non si fa mai nulla?
    Non si può pensare ad un museo della Necchi e di tutte quelle aziende che a Pavia non ci sono più (Snia, Fivre....)

    Comunque se passa veramente l'idea di un altro inutile centro commerciale è la volta buona di far nascere un'associazione in difesa del territorio comunale pavese.

    effettivamente se ne sente un gran bisogno, andare a far la spesa in citta' e' molto problematico. Potrebbero aumentare gli spettatori al Fortunati oppure i portoghesi sul ponticello :stica:
     
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7 replies since 9/4/2008, 17:31   3264 views
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